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Cos'è il "Design Thinking"

Tempo di lettura: 3 minuti

La metodologia manageriale del Design Thinking (sviluppata a Stanford e poi diffusasi rapidamente in USA, Canada e in gran parte d’Europa), aumenta drammaticamente la capacità delle organizzazioni (aziende profit, no profit, pubbliche amministrazioni ecc.), di prendere decisioni efficaci e redditizie, creando condivisione e “benessere” per tutti i suoi stakeholder.

La cultura del Design Thinking è rivolta a tutte le aziende che vogliano migliorare le loro performance, competitività ed efficacia, sia che si tratti di piccole startup e PMI che di grosse aziende multinazionali. Lo fa insegnando ai team aziendali a sviluppare il pensiero creativo sul modello dei designer, utilizzando un approccio alla soluzione dei problemi ispirato al metodo scientifico, utilizzato nella ricerca. Il Design Thinking è un approccio al problem solving pratico e creativo che ha come obiettivo principale quello di promuovere il benessere quotidiano delle persone.

“Progettare è ideare percorsi d’azione volti a trasformare le situazioni esistenti in situazioni preferite.”

“To design is to devise courses of action aimed at changing existing situations into preferred ones.”

Herbert Simon, psicologo e sociologo a cui si deve, insieme ad altre menti, la fondazione della metodologia di Design Thinking: il business deve lavorare sempre con un occhio sul futuro, il suo centro non deve essere un concetto statico, deve bensì mutare nel tempo, inseguendo l’innovazione.

Il Design Thinking diventa quindi la risposta a questo bisogno di evoluzione: è difatti un metodo di gestione aziendale innovativo e dinamico, che contrappone la propria visione incentrata sulle persone, al triangolo tipico delle Business School, che vede il business al vertice superiore e persone e tecnologia alla base.

Lo scopo del Design Thinking è quello di identificare una soluzione innovativa ad un dato problema, che soddisfi 3 criteri fondamentali:

  1. Desiderabilità da parte del mercato o degli attori interessati
  2. Fattibilità tecnologica, tecnica e organizzativa
  3. Redditività economica
 

Su quali sistemi di pensiero si basa il Design Thinking? 

  • Learn from failure: usare il fallimento come strumento per migliorare le pratiche e non come sistema per trovare le colpe.
  • Embrace experimentation: utilizzare il prototipo come motore del processo.
  • Embrace ambiguity: cercare di risolvere un problema cavalcando quella tensione tra sconosciuto e conosciuto, abbracciando complessità e ambiguità.
  • People-centric: avere la consapevolezza che le persone che soffrono il problema sono le stesse che hanno le informazioni necessarie a risolverlo.
  • Show, don’t tell: comunicare la tua visione attraverso l’uso di esperienze, immagini, storie e testimonianze.
  • Iterativo: organizzare le attività in modo che abilitino un feedback loop frequente e incrementale.
  • Bias toward action: invece di parlare di un’idea, prendere quell’idea e provare a trasformarla in realtà rapidamente, attraverso la visualizzazione, la sperimentazione o la prototipazione.
  • Radical collaboration: la soluzione migliore non è prerogativa di uno, ma della collaborazione tra tutti gli attori, anzi, è proprio la ricchezza portata dal diverso punto di vista che permette alle idee di evolvere.
  • Be mindful of process: essere consapevoli del processo, in ogni sua fase.
  • Cross-disciplinary and collaborative: l’innovazione è uno sforzo di collaborazione interdisciplinare.

Qualche lettura leggera!

Vi consiglio, qualora voleste approfondire, qualche libro che ho trovato utile, sia per conoscere questo approccio, sia per scrivere questo breve articolo:

Manuale di design thinking. Progettare la trasformazione digitale di team, prodotti, servizi ed ecosistemi

 

Theory U, learning organizations e design thinking. Strategie, strumenti e tecniche per l’innovazione profonda

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Alessio Perrone

Cresciuto a Goleador e Star Wars, mi sono sempre chiesto quale fosse il mio destino tra lato chiaro o scuro della forza. Oggi, tra caffè e musica nelle orecchie viaggio spesso per lavoro in Italia e all’estero. Nativo calabrese, ho trovato la mia dimensione tra il browser e il cliente sfruttando le potenzialità del web 2.0 e delle strategie di Marketing Digitale.

Dal 2014 sono titolare di yoursocialnoise Digital Agency, ma da grande voglio visitare tutte le stelle dell’universo! Nel tempo libero mi piace viaggiare e leggere un buon libro cartaceo. Vado matto per la cioccolata e sono appassionato di fotografia.